Numerosi sono i riferimenti nella Sacra Scrittura in cui Gesù chiama i suoi discepoli a seguirlo.
Ognuno di noi in un momento della vita ha udito quel “Alzati e seguimi”chiamata che quotidianamente si rinnova.Come comunità il CMdG ha accolto la chiamata alla riflessione su “Il rapporto tra Gesù e i suoi discepoli,modello di relazione e di reciprocità nell’obbedienza e nell’amore“.
Alla base della riflessione è stato proprio un passo della Bibbia ovvero quello in cui Gesù chiama a se Matteo (Mc2,13) un seguimi che stravolge ogni umana aspettativa, ma del resto Gesù è un amante dei paradossi.
Il più grande messaggio che ci viene consegnato è quello di amarci l’un l’altro proprio come Gesù ha amato ognuno di noi. Lui ci esorta a essere servi degli altri e non a servirci degli altri, trasforma il concetto di servilismo inteso come sottomissione, mutandolo in un rapporto di umiltà, amicizia che mira ad elevare, innalzare di valore ogni nostro fratello.
Lui per primo si è fatto servo dei suoi discepoli con la lavanda dei piedi. Lui chiama gli ultimi, si siede a tavola con i peccatori, non sta con i giusti perché non sono i sani ad aver bisogno di Lui ,ma i malati.
Non si attiene alla regola del sabato se è il momento di compiere un’opera di misericordia perché il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.
Non guarda alla nostra condizione di indegni in quanto peccatori anzi è necessario sapere che con Gesù dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia,ci esorta a liberarci da ogni forma di condizionamento che non ci fa sentire degni del suo amore.
Lui è amore e non può rinnegare se stesso, in Lui abbiamo trovato la salvezza, la conversione, la vita nuova. La sua croce ci ha resi degni.
Proprio nell’amore vicendevole al quale Gesù chiama chi sta alla sua sequela, la comunità innalza canti e lodi per il dono della vita di sette fratelli, esortandoli a tenere sempre accesa e viva la fiamma della fede cosi come quella delle candeline poste sulle loro torte, 301 anni tutti insieme.
Le parole del monaco inglese Aelredo di Rievaulx giungono al termine dell’incontro per rafforzare e confermare il dono dell’amicizia spirituale tra i presenti: “L’amico infatti è lo sposo dell’anima tua, e tu unisci il tuo spirito al suo, coinvolgendoti al punto di dover diventare con lui una cosa sola; a lui ti affidi come a un altro te stesso. niente gli nascondi e nulla hai da temere da lui. […] L’amicizia, infatti, deve essere stabile, quasi un’immagine dell’eternità, e rimanere costante nell’affetto.
Buon cammino.
Grazia Locantore