Alla stessa stregua della prima comunità cristiana anche il gruppo del CMdG è assiduo nell’insegnamento e nell’unione fraterna. Nel pomeriggio del 28 ottobre vive un momento formativo dal tema “La fraternità ferita dalla croce di Cristo alla riconciliazione fraterna”. Ad introdurre l’argomento un riferimento al libro “Il piccolo principe” in cui si narra dell’importanza di ripulire la terra del piccolo pianeta dai pericolosi germogli dei Babobab, conseguente è il rimando alla Sacra Scrittura nella quale contrariamente a quanto ci si aspetterebbe si leggono numerosi episodi di fraternità ferita come Caino e Abele, Giacobbe ed Esau, la storia di Re Davide. Anche sfogliando le pagine del Nuovo Testamento si scorgono storie simili, dalla parabola del Figliol Prodigo dove il fratello maggiore non accetta che il padre riaccoglie il figlio scapestrato, a Pietro e Giuda che tradiscono Gesù, e dopo la resurrezione gli apostoli Pietro e Paolo che discutono per visioni contrastati. Da ciò si evince che la Bibbia parla dell’uomo nella sua interezza, delle luci e delle ombre. Ma perché accade tutto ciò nel cuore di questi protagonisti e anche nel nostro quando ci troviamo in situazioni analoghe? Il motivo è che ciascuno vuole essere considerato “il figlio prediletto”, ognuno ha il bisogno di essere amato in modo unico, perché nel cuore di ciascuno di noi c’è impresso il sigillo di essere “figli unici”, chiamati per nome e amati in maniera esclusiva. A volte però non ne abbiamo la percezione, anzi abbiamo la percezione contraria di essere “scartati”, “meno amati”, ecco allora che l’invidia fa nascere dentro di noi il Caino, la nostra componente “omicida” facendoci considerare il prossimo come nemico, lasciandoci sprofondare nella condizione di servo, in tutti i contesti della vita: la famiglia, la comunità, il lavoro, vissuti in questa ottica diventano un inferno. Com’è possibile allora vivere in comunione? Innanzi tutto contrariamente a quello che si pensa, vivere in comunione non è pensarla allo stesso modo, non litigare, indossare divise, ma farsi guarire la ferita di Caino, decidere di consegnarla a Gesù. Comunione significa sentirsi la persona giusta, nel posto giusto, al momento giusto, di norma se va bene riusciamo a far realizzare al massimo uno di questi tre eventi
Occorre farsi toccare dalla grazia di Dio per ribaltare queste errate convinzioni, riconoscere Gesù come il Signore della nostra vita. Quotidianamente siamo chiamati a rinnovare la scelta sulla sua Signoria, ogni giorno occorre rimuovere i germogli di baobab (rabbia, rancore, invidia) altrimenti in breve soffocheranno il nostro cuore e non saremo più in grado di amare e fare progetti positivi. Solo Gesù è in grado di rendere l’uomo capace di amare consegnando a Lui il nostro dolore per trasformarlo. L’imprevisto Dio introduce nella storia della salvezza, dopo il peccato originale, è il perdono, che scardina la nostra struttura chiusa di Caino. Imparare ad amare come ama Gesù, di un “amore fallito” che lo ha porta ad amare fino al sacrificio estremo. Amare Lui attraverso il fratello che è ciò che lo ricorda di più, la sua stessa carne. Abbracciando il fratello s’incontra Dio. Ciò che ci rende fratelli è avere un unico Padre. Il papa ci esorta a uscire da noi stessi per andare incontro al fratello, anche quando questo ci sembra “scomodo”. Per fare ciò occorre accogliere il perdono e ricambiare con amore. Questo richiede una nostra decisione, dobbiamo scegliere, in questo sta la nostra dignità di figli: il libero arbitrio! Scegliere di avere un Padre, scegliere di amare, scegliere di perdonarsi e perdonare. È così che grazie a Gesù da servi siamo resi amici. È così che anche Caino ha la sua giustizia che è la misericordia.
Dopo la teoria si passa alla pratica, un telo di iuta in cui ogni filo è intrecciato ad altri, rappresenta la comunità con ciascuno degli aderenti, su cui i presenti praticano numerosi volendo umilmente ammettere di essere stati artefici di ferite date e ricevute. Dopo la grazia di Gesù, rappresentata dal filo di lana dello stesso colore del suo sangue ricuce ogni lacerazioni.
Con cuore pieno di gratitudine, imbracciando chitarre, rischiarando la voce si va tutti in chiesa per animare la Celebrazione Eucaristica. Al termine non è mancato il momento di festa. Si sa gli anni passano per tutti e i fratelli del CMdG non fanno eccezione, inevitabile è ringraziare il Signore per il dono della loro vita e ognuno ha visto illuminare la propria stella, ognuno ha visto scritto il proprio nome nel cuore di tutti i fratelli ognuno si è riconosciuto tra le rime lette nelle righe.
È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa cosi importante
Gesù è il Signore alleluia!
Grazia Locantore