Dopo tanti ferventi preparativi è finalmente arrivato il grande giorno, il 1 ottobre Papa Francesco ha visitato Bologna. Un itinerario intenso che è iniziato all’Hub (centro di accoglienza migranti) di via Mattei. Ai presenti papa Bergoglio ha ricordato che quel luogo è un punto di approdo a cui tanti sono giungi da lontano e con fatica. Le loro storie e le loro vite spesso incutono paura e giudizio, ma con la misericordia di Dio l’altro non rimane un estraneo o un nemico, ma diventa prossimo. Ha ringraziato poi le istituzioni e i volontari che si prendono cura degli ospiti, l’altro è un dono da accogliere e aiutare e ogni storia è storia sacra. Gli occhi, i cuore e i volti che ha incontrato resteranno vivi nel suo ricordo. A questi «lottatori di speranza» in ultimo ha raccomandato rimanere aperti alla cultura e alle leggi del paese che li accoglie e al reciproco aiuto affinché i 5 pani e 2 pesci donati possano saziare tutti con l’intervento della Provvidenza.
A bordo della papamobile il Papa si è spostato per le vie della città e lungo la strada tanti fedeli hanno atteso il suo passaggio per poterlo salutare. Nella Grande Piazza cittadina, colma di persone, è stato recitato l’Angelus. Lì papa Francesco ha rivolto le sue parole al mondo del lavoro e a quello della disoccupazione. Ha esortato ad abbandonare la legge del profitto finanziario e all’ impegno nella ricerca di soluzioni stabili per rispondere alle necessità dei singoli e delle famiglie. La crisi economica è anche etica e spirituale a causa del tradimento del bene comune. Ha poi rievocato l’immagine di san Petronio con la città sulle sue mani in cui si evincono il comune, la chiesa e l’università. Il dialogo tra queste elementi fondanti della città permette di rafforzare il prezioso umanesimo e di vincere le paure le sfide. Nelle mani del Signore e della Beata Vergine di San Luca tanto amata dai bolognesi in fine ha affidato ansie e preoccupazioni.
Ancora un momento dedicato agli ultimi. Papa Francesco in San Petronio ha condiviso il pranzo con i poveri, detenuti, rifugiati, anziani e ha ricordato loro che la chiesa è di tutti e tutti siamo invitati in virtù della Grazia. Parlando della «strana la matematica di Dio: in cui si moltiplica solo se si divide» ha ricordato che la carità non è mai a senso unico e tutti donano e ricevono qualcosa. L’incontro si è concluso con il Padre Nostro che ha definito la preghiera dei poveri, in essa tutti riconosciamo la necessità di superare l’egoismo e accedere alla gioia dell’accoglienza. Gli incontri di Papa Francesco continuano senza sosta, nel primo pomeriggio ha incontrato il clero. Con loro papa Francesco ha usato il metodo della spontaneità invitando i presenti a fare domande a cui dedica risposte lunghe ed esaustive. «La vita consacrata è uno schiaffo alla mondanità» ha affermato esortando i presenti ad andare avanti e a rimanere in mezzo al popolo.
In San Domenico il pontefice ha incontrato il mondo universitario della città. «Bologna è chiamata la dotta, ma non saccente» ha ricordato, per i suoi mille anni di laboratorio dell’umanesimo che hanno plasmato la città, l’università ha reso Bologna una città aperta, sin dai tempi più remoti Bologna ha spinto gli studenti attorno al maestro seguendo due ideali, uno verticale ovvero elevare l’animo con il desiderio di conoscenza e l’altro orizzontale ovvero la conoscenza che va fatta insieme stimolando gli interessi comuni senza paura di includere. Anche san Domenico fu stupito e incuriosito dalla vitalità di Bologna e dei numerosi studenti che vi accorrevano rispondendo al loro bisogno di sapere. A loro papa Francesco parla di TRE diritti. Il primo è quello alla cultura inteso tutela della sapienza umana e umanizzante per evitare condizionamenti banali ed effimeri che spingono verso il successo a basso costo. Lo studio serve a porsi domande senza anestetizzarsi nella banalità, ma cercando il senso della vita, rispondendo con scelte dinamiche e forti. Il secondo diritto è quello alla speranza, a non essere invasi dalla paura e dall’odio occorre dare spazio alla cronaca bianca spesso taciuta rispetto a quella nera solo perché fa più notizia, è necessario crescere liberi dalle paure del futuro in quanto esistono realtà belle e durature. Le aule dell’università devono trasformarsi in cantieri di speranza e officine dove si lavora ad un futuro migliore e responsabile. Il terzo diritto è quello alla pace, diritto e dovere iscritto nel cuore dell’umanità in quanto l’unità deve prevalere sul conflitto, occorre essere consapevoli che le guerre sono stragi inutili, non basta essere neutrali alla pace, ci si deve schierare con essa ripudiando la guerra. Conclude rivolgendo parole di incoraggiamento a lottare per tutto ciò che si desidera a non accontentarsi di piccoli sogni, ma di «sognare in grande, perché i sogni veri si fanno ad occhi aperti e si portano avanti alla luce del sole».
Ultimo ma non meno importante è l’appuntamento allo stadio Dall’Ara per la celebrazione Eucaristica. Lo stadio trasformato in una cattedrale all’aperto. La Parola di questa domenica, definita dal pontefice viva e tagliente, porta alla luce i segreti del cuore, Gesù ci provoca con la parabola dei due figli. Il primo, quello pigro che si lascia raggiungere dall’invito del padre e si desta dalla condizione di pigrizia, mentre l’altro l’ipocrita il quale nonostante a parole accolga la chiamata, la lascia cadere smentendo il dire con il fare e adottando la tecnica della doppiezza della vita. Il Santo Padre ricorda che la vita cristiana non è decisa a tavolino, chiede apertura all’umiltà, al pentimento, riconoscendo le proprie povertà e trasformando i no a Dio in SI e i si al peccato in NO.
Conclude consegnando ai presenti la custodia di “tre P” ovvero la Parola che discerne i pensieri del cuore ed è la bussola con cui camminare per non perdere la strada di Dio e cadere nella mondanità. Il Pane Eucaristico il corpo di Cristo condiviso da gente peccatrice e bisognosa che si sente amata e desidera amare. Ed infine i Poveri non solo di beni materiali, ma di affetto, i soli, i poveri di Dio, in tutti loro troviamo Gesù che svuotò se stesso per farsi servo di tutti.
Dopo aver ricevuto la benedizione con gran sventolio di bandiere la folla saluta Papa Francesco e fa ritorno a casa stringendo il Vangelo ricevuto omaggio come ricordo di questa meravigliosa giornata.
Grazie Francesco per essere stato qui, non ci dimenticheremo di pregare per te!
Grazia Locantore