Gesù è il più grande terapeuta di tutti i tempi, medico e medicina che guarisce e salva dal male. Ogni uomo è oggetto del suo amore, Lui ci vuole sani in quanto salvati. In diversi punti il Vangelo troviamo richiami delle guarigioni operate da Gesù. Luca narra l’episodio dei 10 lebbrosi, Marco racconta del cieco Bartimeo, e ancora c’è l’episodio del paralitico portato sul lettuccio a Cafarnao e in tantissime altre pagine si legge la Sua opera salvifica.
Alla Sua scuola tutti siamo chiamati a metterci a servizio di chi soffre e in questa esperienza possiamo cogliere l’occasione di incontrare Dio. Tutte le volte in cui un sofferente esprime la sua solitudine, la tristezza, il disagio apre un varco al vangelo di Gesù, riconoscendogli il primato della guarigione, consolazione, misericordia.
Papa Francesco ci esorta ad essere “chiesa in uscita” e noi riconoscendoci discepoli di Gesù non possiamo indietreggiare davanti al mandato che Lui stesso ci ha affidato: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16 ,15). Per questo ogni gruppo e comunità cristiana, suscitata dallo Spirito Santo è spinta fuori dal cenacolo verso l’evangelizzazione, con l’obiettivo di raggiungere ogni uomo in qualunque posto si trovi, soprattutto se nelle periferie esistenziali.
Per adempiere al mandato missionario la comunità del CMdG sabato 20 Maggio si è data appuntamento nella cappella di S. Francesco del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, per un Roveto Ardente di intercessione per gli ammalati. Alla presenza di Gesù Eucaristia, gli adoratori si aprono all’altro, perché l’intercessione rende altruisti, generosi, comunionali, la preghiera rende migliori le persone e ciò che le circonda.
Un tempo santo che ha permesso di sedere accanto a fratelli la cui momentanea dimora è rappresentata da una camera di ospedale e le passeggiate si fanno lungo le corsie, mentre il loro cuore aspetta il “responso clinico”. Un tempo santo che ha regalato loro il “responso di Gesù” ovvero che non abbandona mai, che non c’è limite alla salvezza, che il suo amore non ha mai fine!!!
Un’ora trascorsa alla presenza di Cristo e della Sua carne sofferente, tra lacrime, abbracci, parole di conforto e sorrisi.
Al termine la comunità è rientra nel cenacolo per condividere il momento di grazia, raccontarsi un po’ di vita propria e come sempre concludere in festa.
Si torna a casa con la consapevolezza che se Dio è in “entrata” nella nostra vita, inevitabilmente noi siamo in “uscita” perché se c’è spazio per l’ALTO c’è sempre più spazio per l’ALTRO.
Grazia Locantore